Abbiamo bisogno di un algoritmo, di una liturgia.
Ci aspettiamo che tutto vada come deciso, da noi (da qualcun altro), senza muoverci di un millimetro.
Aspettiamo il grande amore, la grande occasione, il grande evento. Cercare è scomodo ma soprattutto va contro quella liturgia di cui non possiamo fare a meno. Vorremo farne a meno ma non vogliamo.
Persino quando vai al cinema ti aspetti qualcosa di interessante, stimolante, convincente da vedere.
Aspetti e per ingannare te stesso, più che il tempo che passa, etichetti tutto ciò che vedi con formule tanto religiose quanto convenzionali: “la protagonista è la cattiva”, “l’uomo tradito il fesso”, “l’amica voltagabbana la stronza”…
Capita poi di trascorrere una serata di fine estate al cinema a vedere “the Queen”.
Sulla carta ti sembra quasi banale, non capisci perché sia arrivato ad un soffio dal leone d’oro.
Poi capisci perché questo film piace a molti. La regina, simbolo della LITURGIA, decide di interrompere la cerimonia che l’ha sempre vista protagonista mostrando ai suoi sudditi quello che REalmente è: un essere umano.
Un essere umano stronzo come pochi, rigoroso come molti vorrebbero essere, ma soprattutto un essere umano importante ed interessante proprio perché diverso da me e da te… che questo film dovrebbe vederlo.
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