lunedì, settembre 25, 2006

MARE DENTRO

Nei giorni scorsi Piergiorgio Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni (che fino in punto di morte si è sempre battuto per la ricerca scientifica), ha chiesto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il diritto alla morte.
Siamo sempre a contatto con la morte, pardon siamo soliti vedere la morte (nei telegiornali, nei telefilm, pensiamo solo al successo riscosso dal canale satellitare Fox Crime), e ci scandalizziamo se qualcuno decide di viverLA? Perché?
Perché pensiamo che il diritto alla morte sia meno importante di quello alla vita? Perché pensiamo soprattutto che il diritto alla vita lo si può disciplinare solo su terzi (pensiamo ad esempio all’aborto, alla pena di morte) e non possa valere in prima persona?

Vivere la propria morte in prima persona spaventerebbe più noi, o coloro (i terzi) che con noi hanno vissuto anche quella fase della nostra esistenza su questa terra?
Forse è questo davvero il punto…
Capire se negare la morte (cosciente) al prossimo, voglia dire negare a noi stessi di vivere da vicino una fase della nostra vita che conosciamo per sentito dire o attraverso un tubo catodico.

sopra una clip tratta dal film "Mare Dentro"
A proposito di adolescenti (protagonisti anche nel film di Araki che vedrò nei prossimi giorni), come cambia il cinema che parla di loro? È finita l’epoca di “3 metri sopra il cielo” e comincia quella “ho voglia di me”?! …