venerdì, novembre 03, 2006

Quando una copy va allo stage, 1 puntata

Il sapore dolce amaro del primo giorno. È andata esattamente come pensavo. Ho constatato che quello del copy è un mestiere stimolante, perché, foss'anche per trovare un nome ad un pannello di cemento anti-intemperie, ti trovi a rispolverare le tue reminescenze di mitologia greca e latina e a spaziare dal campo scientifico a quello letterario. Ma la conferma dolorosa è stata che gli stagisti sono presi veramente poco in considerazione. Tutti mi ripetono: «È normale che sia così, sei solo al primo giorno». Io non volevo fare il deus (o meglio, la dea ) ex machina, sapevo che andavo più per imparare che per lavorare. Tuttavia, non è incoraggiante vedere i "colleghi" contare le ore che ti separano dalla fine del tirocinio, prima ancora di saggiare quello che effettivamente sai fare, per ricordarti che tra te e loro si erge il muro che delimita l'area della precarietà. La tua, ovviamente. La stessa collocazione spaziale in cui ti ritrovi (quell'angolo dell'ufficio ben isolato) rimarca il tuo stato di estranea in sosta (e, per giunta, in doppia fila). Ed è difficile far tacere quella voce dentro, che ti bisbiglia «Se avessi davvero talento, li avresti già zittiti tutti». Ma, come si dice, "domani è un altro giorno". Vediamo che succede. Flavia Brevi