Quando una copy va allo stage, 4 puntata
Quando l'originalità non c'è, la donna nuda balla. Non potevo perdermela. In occasione dei suoi 40 anni di attività, l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria mette in mostra la "giustizia pubblicitaria" in Italia dal 1966. La Mostra è visitabile al binario 22 della Stazione Centrale di Milano, fino al 26 novembre 2006. Così, attrezzata con macchina fotografica, penna e taccuino, mi sono preparata alla "trasferta" milanese (non più di 40 chilometri, a dire il vero). Ero decisa a prendere appunti, certa che avrei trovato notizie interessanti. Alla peggio, ci avrei ricavato un articoletto! La prima impressione è stato un senso di assoluta desolazione. Mi sono resa conto, infatti, che quel ricorso ad immagini scioccanti o a frasi con doppio senso (o meglio, a senso unico, perché ovviamente vogliono far pensare solo al sesso) altro non era che un espediente per sopperire alla mancanza di creatività e di originalità. Se vediamo la foto di una donna a terra, morta a causa di un incidente, state pur certi che quel che andremo a notare non saranno i vestiti che indossa, né assoceremo a quel marchio una emozione positiva. Se sul motorino troneggia una bella donna nuda, rassegnatevi: non per questo il ragazzino comprerà il prodotto. Un adolescente vuole sfrecciare veloce e nient'altro gli interessa, se non le prestazioni del veicolo. Gli farà piacere guardare quella foto, ma sa benissimo che la modella non è inclusa nel prezzo. Ormai ci dobbiamo rendere conto che è passato quel "consumismo all'americana" degli anni '80. Siamo tutti nati nella pubblicità e, pertanto, più smaliziati e diffidenti. Certo, lo scandalo sa farsi notare e rimane impresso nella memoria. Ma oltre a ciò? La pubblicità non dovrebbe trasformarsi da attenzione in azione, cioè portare effettivamente all'acquisto? Sarò solo una stagista, ma almeno questo lo so.
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